Il direttore Sylvain Bellenger anticipa a “Repubblica” il contenuto della mostra dedicata al Merisi: “Non servirà per fare visitatori, ma per studiare i 18 mesi di Caravaggio a Napoli e il suo effetto sulla scuola pittorica napoletana. Seguirà un percorso caravaggesco attraverso la città: i luoghi dove è vissuto e che ha frequentato, quello del suo studio, quello che l’ha accolto quando è arrivato come un rifugiato in un paese nuovo con leggi diverse.
L’ultima mostra su Caravaggio a Napoli è stata nel 2004, in questi 15 anni ci sono state tante novità e anche la nostra visione di Caravaggio è cambiata: a quella incentrata sulle prostitute e i ragazzi di Roma ora si preferisce quella del dramma che segue l’episodio dell’assassinio in duello da parte del Merisi di Ranuccio Tomassoni”. L’altra mostra importante pensata da Bellenger per Capodimonte aprirà il 15 giugno (è slittata da dicembre scorso): “C’era una volta Napoli: storia di una grande bellezza” celebrerà il legame tra arte e musica, con i personaggi dell’opera del secolo d’oro napoletano che lasceranno i libretti del San Carlo per ritrovare il loro nesso con l’arte: “I visitatori saranno immersi nella musica con delle cuffie – sottolinea il direttore – e ad esempio ci saranno i personaggi dell’Idolo cinese di Paisiello con le chinoiseries della Real Fabbrica di Capodimonte conservate al museo”. Altre due mostre, una su Luca Giordano e la seconda su Gemito, dopo aver fatto tappa al Petit Palais di Parigi, apriranno a Capodimonte, mentre quella su Calatrava è spostata al 2020. Intanto continua la mostra sulle opere dai “Depositi di Capodimonte”, che prosegue fino al 15 maggio; aperta da dieci giorni ha già registrato più di 4000 visitatori.
Il Mann prevede un intenso 2019 di eventi, come quello del 6 giugno che durerà fino al 10 settembre: “Gli Assiri all’ombra del Vesuvio” è la mostra che ripropone quindici calchi in gesso di rilievi neoassiri dal IX al VII secolo avanti Cristo (i cui originali sono al British Museum) provenienti dai siti di Ninive e Nimrud che fanno parte delle collezioni permanenti del Museo Archeologico di Napoli ma che non sono esposti da molti anni. Le lastre in calcare erano apposte sui palazzi dei monarchi assiri e questa è la prima mostra sul popolo di Ninive mai realizzata al Mann.
Tutto apparirà avvicinato il più possibile al contesto originario attraverso la tecnica del “video-mapping” con l’uso di fasci di luce orientata per ricreare un’intensa suggestione e attraverso touch-screen e diffusori di odori e fragranze e repliche di oggetti realizzati con la stampa in 3D. La risposta del museo di Napoli alle immagini di distruzione da parte dell’Isis del palazzo reale di Nimrud, la traccia più consistente della civiltà scomparsa. Previsti migliaia di visitatori. Prima della Mesopotamia, però, si potranno mettere a confronto la scultura dell’antichità e la sua reinterpretazione neoclassica con la mostra “Canova e l’antico”, una nuova collaborazione di Mann e Ermitage, che presterà sei opere del genio di Possagno, definito non a caso “il nuovo Fidia”.
Per il 30 maggio sono previste le aperture delle collezioni di Preistoria e Protostoria del Mann e di quella della Magna Grecia e nella stessa data aprirà la mostra “Gli Etruschi al Mann”, fino al 4 novembre. L’anno si chiuderà con “Thalassa. Il mare, il mito, la storia, l’archeologia”, dal 25 settembre, che coinvolge anche i Campi Flegrei e la Sicilia. Anche in questo caso sono previsti percorsi con una fruizione 4.0 con installazioni multimediali e realtà “aumentata”, cioè un arricchimento della percezione sensoriale. Fino al 7 aprile Palazzo Zevallos di Stigliano ospiterà “Rubens, Van Dyck, Ribera, la collezione di un principe” e proseguirà fino al 24 marzo al Castel dell’Ovo “I De Filippo. Il mestiere in scena” e al Pan di via dei Mille Escher resterà fino al 22 aprile.