Dal 28 marzo al 30 giugno all’Archeologico. Il ministro Bonisoli: “Un grandissimo artista in un museo eccezionale”
Il ministro, alla sua ottava visita in Campania, accompagnato dal direttore del Mann Paolo Giulierini, ha visitato la Sala della Meridiana e la Sala del Toro Franese, ammirato la grande statua di Ferdinando di Borbone in veste di Minerva, opera di Canova che è sullo sclaone centrale del Mann. Bonisoli poi si è diretto per un sopralluogo nei cantieri del Braccio nuovo, dove sono in corso i lavori per la realizzazione di un auditorium da 300 posti e un ristorante, e ha incontrato le maestranze e i restauratori.
“E’ la prima volta che visito il Mann – ha aggiunto Bonisoli – è una sfida, qui ci si confronta con qualcosa di unico ed eccezionale, ci si sente un pò piccoli di fronte a quello che si è riuscito a realizzare nel passato. Al Museo archeologico di Napoli c’è un piano strategico, non è scontato in Italia. E’ una novità. Identità e missione devono essere affiancati da strategie e risorse”.
“Il Mann, dove si trova la grande statua canoviana di Ferdinando IV di Borbone – spiega il direttore Giulierini – era il luogo ideale per costruire una mostra che desse conto di questo dialogo prolungato tra il grande Canova e l’arte classica”. Qui infatti si conservano le pitture e sculture ‘ercolanesi’ che Canova vide nel primo soggiorno in città (che definì Paradiso) nel 1780; quindi i marmi farnesiani, studiati già quand’erano a Roma in palazzo Farnese. A questi si aggiungono capolavori che hanno entusiasmato scrittori come Stendhal e Foscolo, riuniti ora nel Salone della Meridiana: la bellissima Maddalena penitente da Genova, il Paride dal Museo Civico di Asolo, la Stele Mellerio. Straordinaria la presenza di alcuni delicatissimi grandi gessi, come il Teseo vincitore del Minotauro e l’Endimione dormiente dalla Gypsotheca di Possagno (paese natale di Canova) o ancora l’Amorino Campbell e il Perseo Trionfante, restaurato quest’ultimo per l’occasione, e già in Palazzo Papafava a Padova. Dopo il restauro si ammireranno le 34 tempere su carta a fondo nero conservate nella casa natale dell’artista ispirati alle pitture pompeiane, in particolare, alle Danzatrici.
Ecco, allora, la possibilità di confrontare per esempio i fieri Pugilatori raffiguranti Creugante e Damosseno – gessi proventi da Possagno dei monumentali marmi vaticani acquistati da Pio VII nel 1802 – con la statuaria classica a lungo studiata dall’artista: dall’Ercole Farnese ai Tirannicidi; oppure il Paride canoviano con il Paride da Capua, marmo romano di fine II secolo d. C.; o ancora il busto dell’Imperatore Francesco II abbigliato all’antica, con corazza e clamide come un imperatore romano, con il Ritratto di Antonino Pio: tutti antichi marmi conservati al MANN, dove esattamente 2 secoli fa giunse dal mare la statua commissionata dal re borbone. La mostra, curatore Giuseppe Pavanello, organizzata da Villaggio Globale ha il sostegno della Regione Campania, il patrocinio del Comune di Napoli, della Gypsotheca-Museo Antonio Canova di Possagno, principale prestatore di gessi e disegni (il neo presidente della Fondazione Canova Vittorio Sgarbi ha inviato un messaggio di congratulazioni) e del Museo Civico di Bassano del Grappa ed è stata realizzata con la collaborazione di Ermitage Italia in virtù″ del protocollo che unisce Mann e il museo statale russo.