di Nuccio Ordine 20 maggio 2022
I finanziamenti sono destinati in gran parte alla trasformazione in formato digitale di intere biblioteche ma non si incentivano le discipline umanistiche per formare chi ne studi i contenuti Nel settore umanistico, sempre più povero di risorse economiche a causa dei continui tagli, la parola «digitalizzare» (si pensi alle direttive inserite nel Pnrr) funziona come un potente passepartout per accedere a numerosi finanziamenti. Progetti elaborati per trasformare in formato digitale intere biblioteche, archivi, documenti, lettere, manoscritti, libri illustrati, garantiscono un maggiore esito positivo rispetto ad altre proposte scientifiche. I vantaggi sono sotto gli occhi di tutti. Basta consultare, per esempio, i materiali offerti nel sito Gallica dalla Bibliothèque Nationale de France per avere a disposizione, comodamente connessi in un’aula dell’Università della Calabria, oltre sei milioni di preziosi libri e documenti. Un tesoro inestimabile che permette di studiare senza viaggiare. Si tratta di un processo, però, che genera anche una pericolosa contraddizione: il dominio della tecnologia, e il potenziamento delle discipline che ne favoriscono lo sviluppo, porta con sé una progressiva devalorizzazione dei corsi di studi umanistici.
Indurre gli studenti a pensare, come ha suggerito Boris Johnson ai giovani britannici, che solo i saperi dell’area Stem possono favorire lauti guadagni, produce automaticamente un pesante indebolimento dei dipartimenti umanistici. Scoraggiare i ragazzi — con argomenti fondati sulle ragioni del mercato — a studiare la filologia, la paleografia, la storia, la biblioteconomia, l’archivistica, le lingue antiche come il greco e il latino, sta minacciando, di fatto, l’esistenza stessa di queste materie nelle future proposte didattiche. E a cosa servirà digitalizzare miliardi di documenti se non formeremo persone competenti in grado di leggerli e capirli? Chi frequenterà più archivi e biblioteche? Desertificare le discipline umanistiche significa minare alla base il rapporto con il passato e con la storia, mettendo in serio pericolo il futuro della democrazia e dell’umanità.