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Pompei, la scoperta: ecco il cavallo bardato del comandante

Un cavallo di gran razza, alto e possente. Era già bardato, pronto eventualmente a partire al galoppo in qualsiasi momento. Per portare soccorso o per una fuga disperata. Questo l’ultimo eccezionale ritrovamento negli scavi di Pompei, venuto alla luce nella zona suburbana a nord, vicino alla via di Civita Giuliana.

“È un reperto di rara importanza – spiega il direttore del parco archeologico Massimo Osanna, in esclusiva all’Ansa – anche perché è collegato ad una ricca tenuta, prestigiosa come la villa dei Misteri, appartenuta ad comandante o un alto magistrato militare”. L’edificio presentava ambienti affrescati e lussuose terrazze che affacciavano sul golfo, oltre ad un un quartiere di servizio e magazzini per l’olio e per il vino. “Tutta l’area – garantisce Osanna, verrà scavata e restituita al pubblico”. Da qui, lo stanziamento per il 2019 di due milioni di euro dai fondi ordinari del Parco, per le attività: “Uno per le indagini archeologiche – sottolinea il direttore – e un altro per l’esproprio dei terreni sui quali si dovrà scavare. Nei nostri laboratori gli esperti stanno ripulendo e studiando i finimenti del cavallo e i frammenti della straordinaria sella, con paramenti in legno e bronzo”.

Lo scheletro dell’animale, per la precisione un sauro, così come è apparso agli studiosi, era ancora legato in stalla, assieme ad altri due o tre purosangue di alta razza.

Soltanto lui, però, era già sellato, forse per  correre in aiuto alla cittadinanza pompeiana, nelle ore più buie dell’eruzione del 79. Tutti gli esemplari, purtroppo, “fecero una fine atroce – prosegue il direttore – Soffocati dalle ceneri che invasero l’ambiente o sopraffatti dallo choc termico all’arrivo della nube piroclastica di vapori bollenti”. Non è la prima volta che si effettuano rilievi archeologici nella “Tenuta del Sauro bardato”: la villa fu infatti oggetto di indagini ad inizio Novecento per poi essere nuovamente interrata.

Negli ultimi decenni era stata più volte offesa e depredata dai tombaroli. È stata quindi la Procura della di Torre Annunziata, con il procuratore capo Alessandro Pennasilico e l’aggiunto Pierpaolo Filippelli, a sollecitare il Parco ad un nuovo scavo, seguendo un’indagine sugli scavi clandestini. Non si tratta, dunque, di una delle iniziative incluse nel Grande Progetto, finanziato con i fondi europei. “Il nobile sauro – conclude Osanna – rappresenta una conferma alle nostre aspettative di ritrovamenti. Ce ne aspettiamo altri, di grande valore, in questa zona”.

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